lunedì 15 novembre 2010

Day 12 - Bye Bye Peckham

Un altro capitolo della nostra odissea volge al termine.
Dopo alcuni giorni iniziavamo ad ambientarci nel bed and breakfast in cui eravamo, nel sud più remoto di Londra; avevamo infatti conosciuti altri Italians derelitti con cui condividere disavventure (molte) e gratificazioni (poche).
Alle 10 di sera di una cupa e uggiosa giornata ci recammo alla reception per rinnovare il pernottamento, come avevamo già fatto 2 volte in precedenza. Con nostro stupore ci venne detto che il bed and breakfast era completamente pieno e che la mattina seguente entro le 11 saremmo dovuti andare via.
Afflitti, ci guardammo negli occhi lucidi da Italians, immaginandoci già al freddo in mezzo ad una strada. Come avremmo fatto a trovare un'altra sistemazione in poche ore e a trasportare tutto? Il tempo stringeva e dovevamo trovare una soluzione al più presto.
Come i migliori inglesi, decidemmo di parlarne con calma davanti ad una birra, in modo da riflettere più lucidamente.
Fortunatamente, a qualche chilometro da noi, si ergeva imponente un altro bed and breakfast, gestito da indiani e popolato da africani, che ci accettò con amore come figli adottivi. Dopo due viaggi a piedi per trasportare il nostro carico di bagagli (la maggior parte inutili) e 3 piani di scale strette (no lift), potemmo prendere possesso della nostra nuova dimora.
Quattro giorni in quella stanza temprano la mente e il fisico.
Ieri, l'ultima sera, moderatamente felici per la nostra imminente ripartenza, decidemmo di andare presto a dormire. Nel cuore della notte, sentimmo nell'ordine:
- due donne che tornavano ubriache e cadevano nel corridoio imprecando
- un rapper, ubriaco, che tornava ascoltando musica hip hop ad alto volume
- due comari algerine che si insultavano in francese per almeno un'ora

Provammo pure ad urlare con tutta la forza che avevamo nei polmoni:
"OH BASTA!" ma nessuno ci ascoltò.
Ed eccoci a oggi.
Questa mattina siamo spossati ma entusiasti di raggiungere la nostra nuova sistemazione, forse quella definitiva.
Arrivati, entriamo e ad accoglierci c'è Zed, uno dei nostri coinquilini.
Un adorabile gatto.
Zed ci prende subito in simpatia e ci tiene compagnia, ma, parlandogli in inglese, mettiamo subito le cose in chiaro stabilendo chi comanda. Noi.
A questo punto iniziamo a pulire e ad organizzare la nostra camera, spacchettando i nostri indumenti, ormai ridotti a stracci, dopo giorni e giorni schiacciati in valigia.
Mentre finiamo le ultime cose, con Zed che saltella felice intorno a noi, do un'occhiata al nostro amico sul letto:
"Cos'è quella macchia gialla?"
Quell'adorabile piccolo bastardo ci aveva pisciato sul letto.
Welcome here, Italians.

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