venerdì 10 dicembre 2010

Callan School, funziona?

Una delle prime cose con cui un tipico Italians deve scontrarsi in terra straniera è la lingua.
I vari corsi, corsettini o pseudo tali fatti in patria servono a ben poco quando c'è la necessità di interagire davvero tutto il giorno in inglese, se a questo si aggiungono anche i diversi accenti che si incontrano in giro, soprattutto qui a Londra.
Ad esempio in questa situazione:
- Giungere stremati dopo ore di cammino, assetati e con allucinazioni, in un pub, quasi un'oasi in un deserto di cemento. In bella vista spillatori di ottone lucido che, a contatto con boccali vuoti, producono un tintinnio delizioso, pronti ad erogare quantità abominevoli di prezioso nettare.
Assaporare mentalmente il gusto agro dolce di una birra inglese ma, giunti al momento fatidico della scelta, iniziare a balbettare frasi sconnesse e senza senso. Ed essere costretti ad uscire, affranti, con la gola secca, perchè si sa, gli inglesi non ripetono. -
Un incubo, vero?
Allora, decisi a risolvere quanto prima questo problema, decidiamo di provare una scuola in centro, la Callan School, tra l'altro una delle più economiche di Londra, frequentata in gran parte da Italiani e Spagnoli.
La prima cosa da fare è un test, e scopriamo che il test è collettivo.
Il test non è come pensate, nulla di scritto, nè quiz, nè altro. Praticamente un insegnante ti spiega come funziona il loro metodo e poi ti fa delle domande e annota gli errori e la prontezza con cui rispondi, per capire il livello in cui inserirti.
Per cui il nostro teacher spara domande e chiede di ripetere velocemente e prontamente quello che dice, ma ad un certo punto inizia a starnutire forsennatamente.
"I'm sorry, but it's allergy" ci dice.
Una bocca, più veloce del cervello a cui è collegata, riesce a pronunciare:
"Allergy to Italians?"
Ancora starnuti,  a cui si mischiano colpi di tosse e risate strozzate. Un macello.
Finito il test andiamo alla reception e ci viene detto che siamo in due classi diverse. Pensiamo che abbiano notato effettivamente delle diversità, e per questo siamo stati messi in classi diverse.
Arriva il giorno della prima lezione di prova. Andiamo alla lezione, ognuno nella sua classe.
Inizia la lezione e la teacher fa l'appello, e si ode pronunciare il nome di un assente che guarda a caso è proprio il nome del mio compare. Lì per lì la cosa viene ignorata, e la lezione inizia.
Il metodo Callan si basa anche sul ritmo intenso della lezione, che si cerca di non spezzare, per cui la teacher conduce la lezione con ritmo serrato. Ad un certo punto però entra qualcuno, spalacando la porta:
"I'm sorry, wrong number". Sguardi attoniti, teacher ammutolita, lezione interrotta. E' proprio il mio compare.

Visto che il metodo si basa sul ripetere un numero altissimo di volte le stesse domande e le stesse risposte, da buoni Italians che mal si adattano a pacchetti preconfezionati stiliamo una lista delle risposte che abbiamo dato in queste due settimane di lezione:
"Who is the greatest man in history?"
"The greatest man in history is" silenzio di qualche secondo "NAPOLETONE". Neanche gli altri Italians hanno capito la battuta, anzi ipotizziamo che abbiano pensato che siamo dei grandissimi ignoranti. E se non la capite neanche voi, a questo link c'è il video esplicativo, in cui nostro eroe Luca Luciani svela l'arcano.

"Do you know someone who is able to speak more than five languages?"
La risposta è solitamente no, ma un giorno: "Yes, I know someone who could speak more than five languages". La teacher stupita: "Who?"
"Google"

A contatto con altri idiomi, con persone di altre nazionalità e soprattutto con persone della stessa nazionalità abbiamo capito una semplice cosa:
Siamo i più Italians tra gli Italians.

domenica 21 novembre 2010

Consigli, trucchi e suggerimenti per trovare casa a Londra

Ho visto case che voi Italians non potete neanche immaginare.

Partire da un altro paese, nel nostro caso dall'Italia, informarsi su Internet riguardo a stanze in affitto è un conto, essere qui a Londra e doverle cercare davvero è un altro.
In questo post, che vuol essere serio ma difficilmente lo sarà, eccovi una serie di consigli e suggerimenti per evitare gli errori che abbiamo fatto noi, per velocizzare questa affannosa ricerca e perchè no, per trovare una sistemazione migliore.
Da quello che è la mia esperienza personale vi sconsiglio di scegliere una stanza trovata su Internet senza essere andati a vederla, per alcuni semplici motivi:
- spesso le foto non sono veritiere o non mostrano realmente le condizioni della casa, oppure sono del diciannovesimo secolo
- la zona va visitata molto attentamente
- sicuramente avrete domande da fare riguardo ad aspetti che nell'annuncio non sono stati trattati
- ci sono serie possibilità di essere truffati

Questi sono i parametri da prendere in considerazione nella scelta di una stanza:
- il prezzo, naturalmente
- la pulizia, non solo della stanza ma soprattutto del bagno e della cucina
- il quartiere (district) di Londra, il tasso di criminalità
- la Zona (più si è lontano dalla Zona 1, che è la City, più l'abbonamento a metro e bus sale)
- quanto si è serviti dai mezzi pubblici (più si è vicini ad una stazione della metro meglio è)

Per il quartiere l'unica cosa è informarsi su Internet sulla tranquillità o meno dello stesso, gli inquilini vi diranno sempre "It's quiet, it's safe" anche se arrivando avete visto ragazzini in bicicletta che girano con pistole (dov'eravamo prima http://it.wikipedia.org/wiki/Peckham_Boys).
Inoltre un giro preventivo nei dintorni vi farà capire un minimo dove siete capitati, i negozi che avete vicino, i pub ecc.
Trovate una lista di quartieri in cui si parla di sicurezza qui:
http://www.thelondonlink.net/index.php/Guida-alle-zone-di-Londra/
A questo link trovate la mappa della criminalità ufficiale della polizia di Londra:
http://maps.met.police.uk

Per quanto riguarda la Zona è importantissima la distanza dalla metro, nel nostro caso prima eravamo in Zona 2 (in teoria più vicino al centro) ma distanti dalla fermata della metro, ora siamo in Zona 3 ad un minuto dalla fermata e in termini di tempo siamo molto più vicini al centro ora.
A questo indirizzo trovate la mappa delle fermate della metro con indicata la Zona a cui appartengono:
http://www.tfl.gov.uk/assets/downloads/standard-tube-map.pdf

Ed eccoci finalmente ad una to do list di punti da seguire per rendere più efficace e produttiva la nostra ricerca:

  1. appena atterrati a Londra compratevi una sim con un numero locale, in modo da avere maggiori probabilità di essere richiamati. Non c'è assolutamente bisogno di andare in uno store ufficiale anzi, per la nostra limitata esperienza non hanno neanche sim da vendere senza telefoni cellullari. Piuttosto recatevi nel primo negozietto in cui vedete esposte sim e scegliete un operatore di vostro gradimento, di solito con 5 pound ve la cavate. Meglio ancora con 1 pound se trovate una macchinetta distributrice di sim come quella che abbiamo trovato, un po' nascosta, a Victoria Station (in questo post parliamo della vicenda approfonditamente). Comprate subito una ricarica (top-up) e avrete il vostro bel numero inglese perfettamente funzionante da subito.

  2. mettete un annuncio su questi siti (se ne avete altri da segnalare fatelo e aggiorneremo la lista) in cui scriverete che tipo di stanza vi serve, per quanto tempo, in quanti siete e in che zona vi interessa possibilmente.

    - http://www.gumtree.com
    probabilmente il migliore dal punto di vista quantitativo, vi consiglio caldamente di partire da questo per le vostre ricerche (c'è anche una sezione per cercare lavoro)
    - http://www.flatshare.co.uk
    dal punto di vista qualitativo ci sembra buono, sicuramente ci sono meno annunci rispetto a Gumtree.
    Gli annunci arrivano solo via mail, dopo aver impostato i criteri di ricerca. (in pratica vi spammano di brutto)
    - http://uk.easyroommate.com
    su questo sito se ne trovano molte, il problema è che un utente base appena registrato (basic member) può contattare solo utenti a pagamento (premium member). Gli utenti a pagamento possono contattare tutti, ma i prezzi partono da circa 10 sterline.
    - http://www.christianflatshare.org
    l'abbiamo scoperto all'ultimo, ma ci è sembrato molto valido. Inoltre la percentuale di risposte ci sembra molto più alta rispetto agli altri.

  3. Trovate alcuni annunci validi e fissate un appuntamento. Come? Assolutamente non per email, la maggior parte non risponde. Il modo migliore è cercare gli annunci con numero di telefono o cellulare e chiamarli, possibilmente da numero UK, altrimenti si rischia di non essere richiamati o di non ricevere risposta. Se avete problemi con la lingua (come abbiamo noi :) ) scrivete un sms in cui chiedete di fissare un appuntamento.
    Consiglio: spammate forte, anzi fortissimo. Non fatevi troppi problemi!
    Contattate decine e decine di numeri, riuscirete a fissare meno della metà di appuntamenti per vedere le case.
    Infatti a Londra il mercato degli affitti è velocissimo, quasi brutale: è possibile che in un giorno la casa sia già stata presa. Per cui, se l'annuncio vi sembra interessante, fissate un appuntamento il prima possibile. 
  4. Quando finalmente riuscirete ad andare a vedere un appartamento e sarete soddisfatti della casa, della posizione, del prezzo ecc. informatevi su queste cose:
    - il periodo minimo (di solito 3 mesi) in cui dovrete rimanere lì, se non si rispetta di solito si perde la caparra
    - se nel prezzo sono incluse le varie bollette e la council tax (tassa obbligatoria per gli appartamenti)
  5. Se tutto è di vostro gradimento e non notate niente di anomalo, non esitate: bloccate il prima possibile la casa, qualcun'altro potrebbe essere già pronto a soffiarvela.
Ed infine occhio alle truffe, siamo stati contattati da più persone che ci proponevano appartamenti validi ma che, per poter fissare un appuntamento, ci chiedevano una prova in cui dimostravamo di avere i soldi per pagare, usando Western Union Money Transfer per spostare soldi da una persona ad un'altra di nostra conoscenza. Naturalmente sono truffatori, se vi chiedono soldi o prove del genere prima di vedere un fantomatico appartamento chiudete la comunicazione!

Italians, have a good luck!

lunedì 15 novembre 2010

Day 12 - Bye Bye Peckham

Un altro capitolo della nostra odissea volge al termine.
Dopo alcuni giorni iniziavamo ad ambientarci nel bed and breakfast in cui eravamo, nel sud più remoto di Londra; avevamo infatti conosciuti altri Italians derelitti con cui condividere disavventure (molte) e gratificazioni (poche).
Alle 10 di sera di una cupa e uggiosa giornata ci recammo alla reception per rinnovare il pernottamento, come avevamo già fatto 2 volte in precedenza. Con nostro stupore ci venne detto che il bed and breakfast era completamente pieno e che la mattina seguente entro le 11 saremmo dovuti andare via.
Afflitti, ci guardammo negli occhi lucidi da Italians, immaginandoci già al freddo in mezzo ad una strada. Come avremmo fatto a trovare un'altra sistemazione in poche ore e a trasportare tutto? Il tempo stringeva e dovevamo trovare una soluzione al più presto.
Come i migliori inglesi, decidemmo di parlarne con calma davanti ad una birra, in modo da riflettere più lucidamente.
Fortunatamente, a qualche chilometro da noi, si ergeva imponente un altro bed and breakfast, gestito da indiani e popolato da africani, che ci accettò con amore come figli adottivi. Dopo due viaggi a piedi per trasportare il nostro carico di bagagli (la maggior parte inutili) e 3 piani di scale strette (no lift), potemmo prendere possesso della nostra nuova dimora.
Quattro giorni in quella stanza temprano la mente e il fisico.
Ieri, l'ultima sera, moderatamente felici per la nostra imminente ripartenza, decidemmo di andare presto a dormire. Nel cuore della notte, sentimmo nell'ordine:
- due donne che tornavano ubriache e cadevano nel corridoio imprecando
- un rapper, ubriaco, che tornava ascoltando musica hip hop ad alto volume
- due comari algerine che si insultavano in francese per almeno un'ora

Provammo pure ad urlare con tutta la forza che avevamo nei polmoni:
"OH BASTA!" ma nessuno ci ascoltò.
Ed eccoci a oggi.
Questa mattina siamo spossati ma entusiasti di raggiungere la nostra nuova sistemazione, forse quella definitiva.
Arrivati, entriamo e ad accoglierci c'è Zed, uno dei nostri coinquilini.
Un adorabile gatto.
Zed ci prende subito in simpatia e ci tiene compagnia, ma, parlandogli in inglese, mettiamo subito le cose in chiaro stabilendo chi comanda. Noi.
A questo punto iniziamo a pulire e ad organizzare la nostra camera, spacchettando i nostri indumenti, ormai ridotti a stracci, dopo giorni e giorni schiacciati in valigia.
Mentre finiamo le ultime cose, con Zed che saltella felice intorno a noi, do un'occhiata al nostro amico sul letto:
"Cos'è quella macchia gialla?"
Quell'adorabile piccolo bastardo ci aveva pisciato sul letto.
Welcome here, Italians.

sabato 6 novembre 2010

Day 3 - The drummer boy - Aggiornamento -

Comprare una sim della Three può rivelarsi più difficile del previsto, o forse capendo fischi per fiaschi si rischiano alcuni fraintendimenti... Approdiamo nello store della Three all'interno di Victoria Station. Dopo aver cercato con qualche sforzo di farci capire, ci viene detto di scendere giù e comprare la scheda sim in una macchinetta spara sim per un pound. Si avete letto bene... una macchinetta che distribuisce sim card. Tanto assurdo quanto irreale. Anche se la cerchiamo invano per almeno mezz'ora. Ah e la stazione è grande quanto uno stadio. Comunque non avevamo capito niente! Tornati di nuovo a chiedere spiegazioni, ci viene detto di scendere giù in Super Drugs, un negozio che vende davvero prodotti inutili, come il nostro Cultimo.
La commessa, very kind, è più stupefatta di noi riguardo al fatto che lo store non ci abbia venduto una sim e ci consiglia un negozio indiano a pochi passi. Finalmente lì riusciamo a comprarla e a ricaricarla direttamente. Ah e a differenza dell'Italia, non serve nessun dato, paghi e ti danno la confezione con la sim. Abbiamo provato a fare le cose per bene, ma bastava andare nel primo lurido negozietto indiano e te la davano senza troppi complimenti.

Decido, in un impeto di arroganza e confidando nella mia brillante capacità di comprensione, di chiamare un operatore per configurare Internet. Alle prime domande riesco con una certa difficoltà e dopo alcuni "Can you speak slowly?", "Can you repeat?" a rispondere. All'ultima domanda però, dopo aver chiesto più volte di ripetermela, con le mani sudate a più non posso, da buon Italians butto giù brutalmente il telefono. Forse non capivamo bene a causa del rumore del traffico... L'operatore però, non contento e non sapendo con che razza di persone aveva a che fare, ci richiama e, rispondendo sempre "yes", "yeah" e "ok" riusciamo a terminare questa inutile telefonata. Un minuto dopo, provando a configurarlo senza aiuto, ci riusciamo.
A questo punto, decidiamo di girare un po' la zona a caso e finiamo nel National Army Museum. Quattro piani di museo in cui indossiamo alcune uniformi, anche femminili. Di questa avremmo anche un documento fotografico, ma l'immagine rubata era troppo mossa, per cui non godrete di Rocco in versione crocerossina inglese.
Provando tutti i giochini per bambini, ci imbattiamo in un quiz con cui riusciamo a scoprire la brillante carriera che avremmo potuto fare nell'esercito inglese del diciannovesimo secolo:
- Io sarei potuto diventare un "private soldier", soldato semplice che avrebbe speso tutta la sua paga per cibo e uniforme
- Rocco avrebbe potuto ambire addirittura a "drummer boy", il ragazzo col tamburo

Il test è sicuramente attendibile, Rocco possiede infatti le caratteristiche richieste per il lavoro:
- ha un'altezza inferiore a 5.8 piedi, che misuriamo accuratamente su un pannello adibito a questo scopo
- non ha un penny in tasca

Se l'Information Technology londinese ci rifiuta, siamo comunque pronti per una folgorante carriera nell'esercito di Sua Maestà la Regina.

Rocco, the drummer boy alla conquista di Londra.

Aggiornamento:

Nuovamente a zonzo per Victoria Station (nota località turistica Londinese per i feticisti della metro) ci imbattiamo in uno strano marchingegno.

  
Ci avviciniamo e con estremo stupore ci accorgiamo che in realtà avevamo compreso l'omino indio-inglese della Three.

giovedì 4 novembre 2010

Day 1 - Palloni a London Bridge

Ci sono cose futili che organizzi al dettaglio e cose importanti che, maldestramente, vengono tralasciate.
Una di queste è, ad esempio, come raggiungere la sistemazione che hai prenotato dall'aereoporto, confidando nel tuo spiccato senso dell'orientamento e nei vari aggeggi elettronici con gps che hai dietro.
Se poi a questo aggiungiamo il fatto di viaggiare in due con 3 trolley grandi da 20 Kg, 2 trolley piccoli e 2 borse per i portatili un semplice spostamento può diventare un'impresa. Aggiungiamo anche il fatto di non capire una mazza di quello che ti viene detto.
In aereoporto a Gatwick vagliamo alcune possibilità:

- taxi a 70 sterline
- easybus a 21 sterline fino a Victoria Station
- treno fino ad una stazione in centro

Una gentilissima signorina del money change ci consiglia navetta per arrivare in stazione (South Terminal) + treno, "because is the cheapest way". Soddisfatti e felici compriamo il biglietto del treno, ma il problema è che non capiamo bene quale treno prendere.... Preso il primo che passava su quel binario, ci rendiamo conto, chiedendo a qualcuno, di essere diretti a London Bridge.
Scesi in stazione, immensa, dopo aver sudato copiosamente per spostare i trolley tra rampe di scale, decidiamo di porre fine alle nostre sofferenze e prendiamo un taxi che ci porta con 13 sterline (ben spese!) a destinazione.
Durante i nostri faticosi spostamenti con bagagli al seguito mi sono insultato più volte per non aver ascoltato i consigli di un vecchio saggio che mi diceva: "lega i due trolley piccoli insieme così li porti meglio". Ci saremmo evitati di far cadere ogni due minuti trolley in giro. Alla fine, ho optato per una soluzione che fa un po' nerd, ma che ci ha aiutato... legarli insieme con un cavo usb molto pacchiano. Ci si arrangia.

martedì 26 ottobre 2010

Perchè partire?

Lo sappiamo, decidere di partire e cambiare radicalmente vita non è facile. E' una decisione sofferta, che nasce a poco a poco; prima ci pensi ogni tanto, poi un po' più spesso, fino a che partire ti sembra un'occasione da non lasciarsi sfuggire.
- Se non lo faccio ora che sono giovane quando lo faccio? - Ecco, questa è la domanda che mi pongo più spesso, e il fatto di non voler avere rimpianti mi spinge a non abbandonare la mia idea, anche nei momenti più difficili.
Naturalmente ci vuole un pizzico di follia. Si lascia il certo per l'incerto.
Siete pronti a rinunciare, o almeno a dover diradare per forza di cose, i vostri legami affettivi? E le vostre abitudini? I vostri spazi, le cose che possedete?
Io amo l'Italia, alcuni angoli remoti che lasciano senza fiato, le città d'arte colme di opere meravigliose, le spiagge per tutti i gusti. E i cibi, apprezzati universalmente. E tutto quello che non ho citato.
Ma la mentalità, vogliamo parlare della mentalità? Nel lavoro si cerca di fare il minimo per restare a galla, l'ambizione di solito si esprime cercando agganci di potenti. Naturalmente esistono eccezioni, alcuni casi d'eccellenza, che però questo contesto malsano costringe al doppio dei sacrifici. E invece dovrebbe essere il contrario, le eccezioni dovrebbero essere gli esempi negativi, non quelli positivi.
Io non voglio subire questa mentalità e finire prima con l'adattarmi e poi diventare parte integrante di questo sistema.
Prima di rassegnarmi voglio tentare altre strade. Partire è una di quelle.